LA NATURA CI PARLA…

Sulle ali di un gabbiano

Vorrei salire sulle ali di un gabbiano,
giocare con il vento,
sfiorare la cresta spumeggiante dell’onda,
rubare un po’ della sua forza,
trarne energia per salire più in alto e vedere gli
uomini diventare sempre più piccoli,
con la loro avidità e il loro tutto.
Io con la felicità del mio niente.

Ascolto l’estate 

Cammino lentamente, lungo la strada di campagna
fra alte siepi di rovo fiorito.

Ascolto l’estate,
il suo calore matura i frutti della terra,
i fiori del giardino donano i loro colori alla
mano che li disseta.

Ascolto l’estate,
il frinire delle cicale si fa sempre più
assordante, oggi hanno deciso un concerto per
l’unica persona che passa di qua.

Ascolto l’estate,
camminando passo accanto al piccolo rivolo
d’acqua, mi fermo un attimo per non disturbare
la sua flebile voce, qualche mese fa il suo
canto si udiva da lontano.

Ascolto l’estate,
il pensiero mi porta sulla sponda
di un torrente che scende dalla montagna,
nella sua corsa tutto trascina giù,
il fiore profumato e l’animale ucciso
corrono insieme trascinati dall’impeto
della corrente.

Penso che in fondo è così la vita dell’uomo;
alla sua nascita una sorgente limpida
ma lungo i suoi anni raccoglie
e accetta tutto quello che gli viene donato,
gioie e dolori, fino a quando troverà il
grande fiume e si perderà in esso.

Val del Cóp 

Come un canto melodioso giunge
alla mia mente
il tuo lento gorgogliare di acque limpide;
tra i verdi sassi coperti di soffice muschio
e foglie colorate di una stagione ormai stanca.
Dolce suono di un ripetuto moto
che ad ogni balza, ad ogni piccola forra,
trascini la tua lacrima nel seno del
grande padre,
che quasi indifferente raccoglie il pianto
di tutti i piccoli rivoli,
senza rimproverare chi è sporco e chi è pulito,
senza guardare i difetti di alcuno,
senza giudizio per nessuno.

Di un unico grigio 

Qual pittor potrebbe dipinger
cielo e terra di un unico grigio
l’acqua sulla riva dona trasparenti
riflessi di smeraldo.
Al largo sull’acqua calma, le piccole
folaghe tracciano linee diritte,
sembrano note dimenticate sullo spartito
di un musicista distratto.
Il silenzio è rotto solo dal
tuffarsi e rituffasi dello svasso,
che va sul fondo alla ricerca
dell’incauto pesciolino.
Poco distante dalla sponda
due cigni sembrano chiacchierare tra loro,
all’improvviso le ali bianche si aprono
corrono veloci sull’acqua, battono sull’aria,
li vedo allontanarsi, scomparire piano
dal mio sguardo, fino a diventare
cielo e acqua di un unico grigio.
Torna il silenzio, a farti rientrare
in te stesso a capire l’animo umano
che sa gioire di niente, di un unico grigio.

Il torrente 

Ascolto la voce
del torrente che scende
dalla montagna,
ascolto il canto del suo incedere,
del suo lento fluir
di acque limpide, pure,
donate alla pianura
che l’attende
per soddisfar
l’arsura dell’estate,
per donare all’uomo buoni frutti.
Uomo che non rispetti
la natura
ricorda che essa
ci accoglie quando vediamo la luce,
i suoi frutti
ci nutrono lungo il corso
della vita,
la terra accoglierà
il nostro corpo in un
ultimo abbraccio.


Foglie 

Figlie dell’albero, nate da tenere gemme,
la pioggia primaverile benedì il vostro avvento,
il sole d’aprile riscaldò quei primi giorni di vita.

Dall’umida terra nascoste radici
nutrirono rami e fronde,
stese le sue braccia il grande albero
al sole d’estate.

L’ardente sole riempì di vita
ogni piccolo ramo, ogni piccolo spazio fu
canto alla natura.

Venne l’autunno, venne per voi piccole foglie
il tempo di ridare all’albero
la vita che vi aveva dato.
Vi privò della linfa vitale,
ma prima lasciò una piccola gemma
per la nuova primavera.

L’inverno chiuse il suo manto su ogni cosa,
dormiva la piccola gemma attendendo
di essere risvegliata.